“Othoro” da Magnolia in vico Belledonne a Napoli: con Ignacio Ito torna il fusion restaurant partito in via Nisco.

Dal Sol Levante al Sud America è un attimo, ma dal Brasile a Chiaia è un viaggio avventuroso nelle più sorprendenti contaminazioni di elementi, ingredienti, storie e filosofie.

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Ignacio Ito

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Si chiama “nikkei” ed è il concept di cucina crossover jappo-latina, ovvero tra rigore nipponico e twist sudamericano, ma è anche la storia di Ignacio Hidemasa Ito, un cuoco giappo-brasilero capace e caparbio, curioso ed esperto che ha scelto già da anni Napoli per approfondire e sviscerare il know-how e le materie della cucina italiana, in particolare mediterranea e partenopea, sviluppando la sua ricerca e un singolare skill culturale e professionale che gli è valso Tre Bacchette Gambero Rosso nella Guida Sushi 2025 e il Premio Speciale “I Maestri del Sushi”, riservato a soli otto professionisti in Italia.

Poche sere fa al press table curato da Roberta Raja un tour immersivo nella venue iper design di Magnolia (hotel, spa, cocktail & tapas bar) e poi la degustazione visionaria e versatile ideata da chef Ito nel roof di Othoro col wine pairing redatto dal sommelier Alessandro Bardellino.

Se, come lui sostiene, la perfezione è un’utopia, ecco che si è cimentato nel “boccone perfetto”: un involtino di ventresca con kaibashira, cavolo nero, caviale e pepe sancho, un’unica piccola portata, in cui ha condensato il suo personale concetto di fusion.

Dalla terra d’origine, il Brasile, la simbiosi mutualistica tra le due culture ha dato vita a piatti come ceviche, tiradito, temaki e uramaki. Mentre la cucina nostrana si fa sentire con ingredienti come friarielli, puntarelle e carciofi, dove Ito per creare equilibrio ricerca soprattutto l’amaro, gusto che in Italia è più sviluppato che in altre cucine e si contrappone all’acre della cucina orientale. Importante l’uso del pescato locale, comescorfani, coccio, triglia, merluzzo e palamita, mentre la filosofia è quella Kaiseki (“la cucina dell’imperatore”), che guida la preparazione, ponendo al centro l’estetica, la stagionalità e la capacità di esaltare ogni ingrediente. Anche per la carne le sue scelte di materia prima, preparazione e cottura sono ponderate e meticolose.

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«Ho alcune regole e certezze: la scelta del pescato, la qualità del riso e la croccantezza dell’alga e… chi crede che la cucina giapponese sia solo crudo, si sbaglia». 

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Ecco il menù della nostra cena:

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Amouse bouche

Chicharròn con moyashi

Altemasi Millesimato

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“Boccone perfetto”

Involtino di ventresca con kaibashira, mizuna, caviale e pepe sancho

Altemasi Rosè

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Antipasto

Tiradito di pescato locale

Altemasi Rosè Riserva

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Primi

Ravioli di wagyu

Soave La Rocca 18

Nigiri umami jime

Soave La Rocca 18

Tataki di pesce azzurro

Valteneri Opera

Nigiri di pescato locale

Valteneri Opera

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Secondi

Ossobuco alla robata con tartare di fassona

Poliziano Rosso di Montepulciano

Nimono con buta no kakuni

Poliziano Rosso di Montepulciano

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Dolce

Mochi

Liquore alle More

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Testo e foto di Salvio Parisi

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