Che nella moda quasi tutto sia già stato fatto, raccontato o visto è acquisito.
Ma sapere chi per primo abbia raccontato, chi ha segnato i capisaldi e le regole del gioco e chi ha iniziato la storia di certi linguaggi, certi mob stilistici, estetici o artistici, ossia i veri cardini delle mode è ben altra cosa.
E soprattutto è struttura imprescindibile per la formazione e lo status culturale persino del più giovane neo-addetto ai lavori: designer, fotografi, stylist, modelle, make-up artist, hair dresser e tutti coloro che illustrano la nostra vicenda quotidiana del costume.
Livio De Simone è uno dei grandi maestri del passato, ma resta un mentore evergreen di creatività, di stile e di imprenditoria artigianale.
Insieme a Emilio Pucci, Fausto Sarli ed Emilio Schuberth è stato senza dubbio il padre e lo zoccolo artistico del made in Naples: tutti partiti all’ombra del Vesuvio e passati per i fasti della Capri vip dei ’50-‘60, la dolce vita romana e le prime grandi passerelle di Palazzo Pitti a Firenze, hanno poi esportato nel mondo il genio italiano e l’estro partenopeo.
Noi di F&F abbiamo incontrato Benedetta De Simone, figlia del sarto-pittore dei sixties e direttrice della maison che oggi manifattura e produce tessuti, fashion & home collection (www.liviodesimone.it).
In “4 domande & 1 selfie” le chiediamo di raccontarci e regalarci qualche curiosità di stile e qualche ricordo di famiglia.
1-“Tutti i colori possibili!”: da sempre la vostra cifra stilistica.
Nella masseria di Chiaiano tuo papà dipingeva a mano libera sui tessuti, tracciando linee e geometrie coi colori saturi rubati alla macchia Mediterranea: blu cobalto, giallo limone, verde acquamarina; li stendeva su lunghi tavoli per assecondare naturalmente il getto delle pennellate in fantasie meta-floreali senza eguali. Abiti, foulard, camicioni e caftani di fogge scivolate e variopinte: eccole nelle attualissime foto di Henry Clarke sulle pagine dei Vogue fine ’60 e dal 1973 nelle vetrine della boutique napoletana di via Morelli.
Come continuate tecnica, disegno e impronta nell’attuale produzione?
La tecnica è la stessa: i pittori sono gli stessi che lavoravano con mio padre, anche lo spirito, l’approccio e la ricerca seguono i suoi canoni. Tutto continua ad essere fatto completamente a mano e con lo stesso amore ed entusiasmo di sempre.
2 – Capri: il successo e ..la tua adolescenza.
“Batique napoletano”: ecco come venne definito il lavoro di Livio De Simone, che a Capri divenne presto un must. In quegli anni i suoi abiti portavano i nomi di luoghi come Grotta Verde, Damecuta, Cala del Rio, Grotta di Matromania.. e da quella idea prese il via la mitica manifestazione “Moda Mare Capri”!
Tu in quell’isola ci sei cresciuta e ci sei assai legata. La bella stagione, le serate, i luoghi (Tragara, La Parisienne, Aurora o l’Off Shore, oggi Anema e Core), il lavoro e i vip amici e clienti di papà: Lana Turner, Lucia Bosè, Elsa Martinelli, Ingrid Bergman, Audrey Hepburn, Jacqueline Onassis, Marcello Mastroianni, Vittorio De Sica..
Ci racconti un episodio speciale, magari con uno di loro?
..Gli episodi sono tanti e divertenti: sicuramente mi sento privilegiata per aver vissuto un’epoca d’oro, intensamente e veramente, un’epoca che ahinoi non tornerà mai più! Non è stato facile seguirlo in tutte le sue stravaganze, come ad esempio arrivare in piazzetta e fischiare (..aveva al collo un fischietto d’oro): tutti ci guardava ed io mi nascondevo ..per ricomparire quando i saluti erano terminati.
3 – L’interior design: il core business odierno.
De Simone creò anche una collezione estiva per uomo, firmando ombrelli, scarpe, profumi, cravatte e occhiali e poi dal settore fashion approdò all’interior design e la ceramica.
Oggi quell’eredità permane: righe, segni e geometrie sono diventate codici pittorici che illustrano poltrone, cuscini, tendaggi e complementi casa e cucina.
Come il fashion & l’interior design si avvicendano nel vostro ufficio stile?
Il lavoro è tanto ed “il mondo” Livio de Simone che siamo riusciti a presentare oggi è veramente la sintesi di tutto quello che mio padre amava! Tutto nasce dal disegno del tessuto: un disegno così speciale da poter essere condiviso oltre che nell’abbigliamento anche per i vasi, le borse, le tovaglie, i cuscini.. Non avrei mai potuto fare tutto questo da sola anche perché ho tre figli e due cani: mio marito, Andrea Musella, mi ha affiancato quasi subito, entrando in pieno nel cuore dell’azienda e seguendola a tempo pieno. La costruzione dell’interior design è stata una sua scelta ed un suo progetto, coadiuvato in seguito dall’architetto Giuliano Andrea dell’Uva, che potrebbe essere mio fratello per come è capace di sentire, amare e interpretare i nostri disegni.
4 – A tavola: Livio si occupava anche di gastronomia!
Ho letto che inventò le boîtes il cui package vestiva delle “salse” di sua creazione.
E’ stato l’antesignano del nostro odieno trend di cucina coniugata alla moda: Fashion & Food ante litteram! E tu oggi disegni anche complementi e decori per la tavola.
A cena da te: ci accenni al menù e la mise en place?
Non sono una brava cuoca. Ho un tavolo che non vuole la tovaglia: uso sempre runner e servizi all’americana rigorosamente nostri e colorati, dal turchese e blu al grigio e giallo, al bianco e nero; sempre vasi e fiori come centro tavola. Non sono tradizionale: mixo “napoletano” con l’orientale, il giapponese e l’indiano. Impazzisco per i dolci: sono golosissima e quindi non mancano mai!
Rivedere e recuperare una foulard di Emilio Pucci, un tessuto di Livio De Simone, un capo di Schuberth, Sarli o una borsa di Ferragamo non significa solo far rivivere “pezzi” di nostalgia o preziosi scampoli di storia, ma custodire più o meno consapevolmente la cultura del design, dell’artigianato e spesso del passato o dell’arte.
..Grazie, Beba! 🙂
di Salvio Parisi
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