“OTHER DESIGN” >> Incontro con Vittoria Salabelle.

By martedì, Aprile 18, 2017 0 Permalink

Francesco Pace, giovane designer partenopeo, forgiato all’ombra del Vesuvio e poi a Milano, ora d’istanza in Olanda e design advisor di F&F, redige periodiche riflessioni, pillole o incursioni che spaziano dall’interior, all’industrial, i complementi, il laboratorio, le opere o le contaminazioni con la moda e il food world in bilico tra Napoli, Italia ed Europa.

«Other Design» è il suo lounge editoriale che oggi raccontata un’originale partenopea: Vittoria Salabelle.

 

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Eccomi al tuo cospetto, Vittoria Salabelle, information designer e visual artist Napoletana!

 

Modus operandi e progetti in poche domande: un inciso sul tuo background e il tuo percorso formativo..
Ciao Francesco, grazie per questo spazio!
..Parto da Napoli, liceo d’arte, corsi di graphic design, illustrazione, e pubblicità. Laurea in Disegno Industriale per la Moda col progetto C.Art – Un gioco Manuale per Bambini Digitali, poi un anno tra Berlino e Amsterdam, dove ho partecipato alle selezioni per un Master alla Design Academy di Eindhoven. E’ stato divertente: m’hanno chiamata non al corso per cui avevo applicato ma a quello in Information Design. All’epoca ho pensato che il mio lavoro proprio non legava con l’Information Design, ma ho deciso di accettare e testarmi,  uscendo dalla mia ‘comfort zone’  ed intraprendendo una bella sfida.

Master in Information Design alla Design Academy di Eindhoven: se nel 2017 pensiamo alle “informazioni”, pensiamo a miliardi di dati che viaggiano in rete e raggiungono milioni di utenti. In una società dove la maggior parte delle informazioni vengono scambiate via social-media come si è information designer con metodo analogico?
..Questa è proprio stata la mia sfida nei due anni di master. Sono l’anti-digital e ho un forte bisogno di preservare la matrice manuale in tutti i miei lavori: l’analogico riflette ancora un’autenticità che a mio avviso il digitale trascura.
Quando parliamo di flussi d’informazioni, pensiamo ai dati on-line, che l’ Information Design dovrebbe riuscire a semplificare e render leggibili. A lungo la mia domanda è stata: ma i dati off-line? Quante informazioni da tradurre dal mondo fisico e reale? In clima digitale il mio goal come Information Designer è visualizzare info nel reale, tangibile e tattile, ma soprattutto attraverso processi e strumenti analogici: una risposta materiale all’overdose di output virtuali che ci circondano.
Ecco perchè ho sviluppato By Hand*, il mio progetto di ricerca completamente incentrato sull’importanza della pratica artigianale nell’era digitale. E ho scelto le mani per rappresentare questo concetto. Ho lavorato come uno scienziato, una tassonomista nello specifico, il cui campo di lavoro è la rivista – oggetto fisico – e la cui specie da esaminare sono le mani di uomini e donne che toccano qualcosa. Ho estrapolato e ritagliato tutte le mani, le ho classificate e le ho messe “sotto vetro”: la simbologia è rappresentare visivamente l’importanza dell’esperienza fisica, mentre l’azione del ritaglio è una metafora per riflettere sul lavoro manuale e l’esperienza empatica che perdiamo nel mondo virtuale.

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(Berlin Fashion Film Festival: ph. Robert Felgentreu)

Nella tua triennale hai studiato fashion design: il fashion è ancora presente nei tuoi lavori o è una disciplina che hai accantonato?
Assolutamente no, la moda mi affascina sempre, seppure nei miei ultimi lavori è presente in maniera casuale. La rivista utilizzata nel progetto By Hand* è per l’appunto Vogue Italia. Collage con tema le mani: selezionate, ritagliate, descritte, assemblate..
Un procedimento che ha delineato il mio progetto ma che è divenuto un progetto in sè: l’estetica è cardine della mia pratica artistica e lavorando principalmente con materiale cartaceo mi è inevitabile non orbitare nel fashion.
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Come nasce questa tua passione per le mani?
Da napoletana ovviamente mi è impossibile non parlare con le mani: parole & gesti!

Sono affascinata da come un movimento della mano possa meglio delle parole esprimere un sentimento come estensione del pensiero. Inoltre le mani sono strumento di creazione, di conoscenza e il tatto per me prevale sui 5 sensi proprio per il suo valore empirico: toccare per conoscere.

Fashion designer, information designer o visual artist?
Tre lati di un’unica medaglia! Produco immagini cui do contenuto visivo, estetico ma soprattutto energia e carica emotiva. Prima impatto visivo, poi significato e decodifica.
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Guardando i tuoi lavori si nota una profonda diversità negli output prodotti ma allo stesso tempo si riconosce la stessa ‘’mano’’ dietro essi. Potresti illustrarci un po la tua pratica? Hai un metodo ben preciso per affrontare progetti di natura differente oppure ogni progetto è un mondo a sè?
La regola è “3H” in quest’ordine: Head, Heart, Hand. La mano è strumento di creazione finale, dopo che testa e cuore hanno elaborato emotivamente. Ma il mio processo è inverso, sia per il design che nella mia pratica artistica: le mani mi guidano, tocco e ho il senso di ciò che sto facendo, in altre parole smetto di percepire con la testa e penso con le mani.

Altro elemento: la casualità. Adoro il dècollage, in cui la creazione dell’ immagine avviene rimuovendo parti dell’immagine originale. Sulla rivista lavoro ritagliando visi o mani per il semplice gusto dell’azione e mi affascina come le immagini che ricreo raccontano nuove storie avulse dalla mia coscienza.
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Nel mio progetto San Gregorio, in cui scansiono le mani dei pastori realizzate dagli artigiani di San Gregorio Armeno, il mio intervento è solo quello di poggiare le sculture sul vetro di un mezzo digitale, il quale senza alcun tipo di alterazione o manipolazione ne esalta la voluttà e l’azione drammatica.

Prossimo progetto? ..O è top-secret?
No no, sono una partenopea scaramantica: non dico gatto se non è nel sacco! Ma ..Napoli sarà luogo e tema dei miei prossimi lavori!  🙂

Grazie per il tuo tempo, Vittoria!
Grazie a te e a F&F!

Contact:
http://www.vickysalabelle.com/
vicky.salabelle@gmail.com

 

di Francesco Pace

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