No, non finiremo per comprare arte su Amazon e non acquisteremo opere contemporanee tra gli scaffali di Ikea…
«Aggiungi al carrello» è la provocazione partenopea ad armi bianche che cinque artisti hanno letteralmente calato tra i cassetti di ortaggi, il banco del caffè o la vetrina di salumi e formaggi di un supermercato tra i vicoli salottieri di Chiaia col preciso fine di denunciare come i movimenti artistici non stagnano nelle teche dei musei o nelle stanze delle gallerie in attesa di una nuova fruibilità, ma evadono (dall’inglese “escape”) verso le persone più che verso i luoghi.
Ideatori della singolare iniziativa, Carla Travierso e Luigi Solito partono da due punti: il primo è la sana constatazione che in zona rossa e restrizione pandemica l’ipermercato resta ancora un luogo di libera circolazione, seppur contingentata, e il secondo è la necessità di un nutrimento dell’anima che certa poesia, cultura e arte contemporanee riescono vivadio ad assolvere.
Gourmeet in via Alabardieri a Napoli ospita per tre settimane (da questa prepasquale) le installazioni, alcune site-specific, di cinque artisti di stanza a Napoli e Roma: Laura Niola, Francesca Matarazzo, Christian Leperino, Maurizio Savini e Ryan Mendoza.
A ognuno di loro Solito e Travierso, gallerista e curatrice, hanno chiesto di supportare questo progetto tra “glocal” e sociale con un’incursione attiva e tangibile che riesca a scalfire il silenzio in cui da mesi il percorso artistico e il suo rapporto col pubblico sono confinati.
Nel processo di democraticizzazione innescato dal linguaggio contemporaneo, questi artisti includono la vicinanza fisica e tattile con l’opera che polemizzando con la stasi del settore dialoga al contempo con l’immediatezza visiva e cognitiva dell’avventore, del visitatore o del consumer e perché no del buyer potenziale.
Arte pret-à-porter, al kilo e all’incanto: metti una tela o una scultura nel carrello della spesa.
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di Salvio Parisi
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