Energia irriverente, massimalismo protervo e mood impudente sembrano essere i nuovi codici vestimentari del neo streetwear, centrale nelle ultime collezioni di p-à-p globali sia SS che FW.
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Le fashion week appena trascorse hanno ammaliato il mondo delle star proprio grazie a questo new born sportswear: mega mix di stili, logomanie anni ’80, materiali inediti e trasversali, silhouette oversize, super-coat urbani e morbidi, enormi sneakers, stringhe & tied-up, una miriade di t-shirt, zaini XS o XXL, hoodies e pantaloni baggy riedit, crop top e cappellini a spiovente…
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«Penso che la febbre dello streetwear non sia passata invano: ha portato una ventata di libertà, con la quale oggi affronto il codice del formale» cosi Pierpaolo Piccioli per Valentino che non ha potuto fare a meno di spingersi verso una vera e propria “sartorialità dello streetwear”, rompendo e trasformando gli schemi della couture: VLTN diventa logo cubitale e lettering sui capi, lettere moltiplicate, ingigantite, tagliate e replicate, palette cromatica rivoluzionata. Fendi è riuscita a tradurre nello street language il suo iconico dna, ribaltando la percezione del logo, mentre Gucci e Versace hanno accorciato le distanze tra adulti e millenials attraverso stratificazioni e accostamenti apparentemente incongrui e contrastanti, modificando così la percezione dello stile d’elite o expensive. Il rilancio di Dior invece rappresenta il new success di questo lusso in ambiente street. Persino Re Giorgio (..Armani) ha fatto dello stile da strada il play-the-game della sua sfilata, mentre dei gioielloni eccentrici e gli home-accessories divenuti pezzi del guardaroba hanno primeggiato nel vintage street-show di Moschino. Street wear & beauty anche per GCDS (acronimo per God Can’t Destroy Streetwear) che ha sfilato il maxi winged eye oltre che capelli colorati fuxia con bombolette spray e labbra magenta, verde e viola.
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E’ ufficiale allora che il leit motiv delle stagioni a venire sia calda che fredda resti l’indiscussa conferma dello streetwear, sancito in origine (..a Cesare quel che è di Cesare) dai marchi iconici che lo incarnano stabilmente come Balenciaga, Supreme, Vetements, Off White e Vuitton (con la neo direzione di Virgil Abloh) e che ne hanno declinato in luxury street mode i codici fondamentali.
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di Nancy Gargiulo e Salvio Parisi
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